Dalle finestre del Cambio, con i suoi splendidi affreschi, i tavoli in marmo bianco, i lampadari in cristallo e i velluti cremisi, si può veder passare il soffio della storia. Nato nel 1757, diventò il punto dincontro dei più bei nomi dellaristocrazia e della cultura subalpina prima, e, successivamente, del Regno. Se non fosse stato già famoso prima ancora che il Conte di Cavour ne facesse il suo ritrovo, il Cambio porterebbe senzaltro il nome del suo più fedele frequentatore che parlava italiano, pensava in francese e mangiava piemontese. Il suo posto, nella sala a lui dedicata, è ancora lì contrassegnato da una targa in bronzo. Al Cambio cè unattenta ricerca nel menu: i sapori forti e delicati dellantico Piemonte sono intessuti nelle trame di una cucina che sa essere leggera e moderna.