Mi chiamo Simone Coluccio e sono fotografo. Di cosa? Di momenti indimenticabili ed emozioni uniche. Rendere eterno in uno scatto e imprimere su carta quello che io vedotu sentigli altri sognano! Amo fotografare. Vivo per farlo e mi emoziona rivedere nella stampa quel particolare che nella realtà sfugge allocchio umano. Perché la mia arte non è solo fine riproduzione del mondo, ma è una lente dingrandimento su un fotogramma di vita che seppur, in posa statica, continua a battere e pulsare, per poi lasciare alla fantasia il resto. Io credo che la fotografia sia il cibo degli occhi. Meravigliosa creazione destinata ad esso, in cui la macchina altro non è che trasmettitore di luminoso segnale. E la macchina, dal pari suo, non semplice mezzo di imprinting ma fonte di premure, affanni e paranoie per adeguarla, nel mio spontaneo sentire il mondo, alle teorie e pratiche tecnologicamente avveniristiche. Unimmagine limpida e cristallina, sul piano tecnico. Limpida e cristallina, su quello spirituale.. Perfezione, riuscita tecnica, giusta luminosità ed esposizione, risoluzione, montaggio e così via, tornano utili solo nella misura in cui contribuiscono a rendere credibile la foto.Perché inseguire la credibilità? E lestenuante ricerca di quella umana situazione in cui ciò che vedi, coincide con quello che senti. Stato danimo di chi scatta. Stato danimo di chi è in posa. Il Segreto è catturare la scena in unampolla di verità e chiarezza. La mia arte non supera quella altrui per contenuto, tecnica o metodologia. La mia arte è semplicemente altra cosa rispetto al luogo comune che proietta la fotografia in uno scenario di costruzione e finzione per raggiungere una perfezione plastica che cosa diversa è, indubbiamente, dal comunicare emozioni.
Daltro canto la mia natura e indole caratteriale mi chiedono di rifiutare ingessature di ruolo e applicazioni meticolose di preconcetti fotografici.